Il ritratto in studio è un momento particolare. Personalmente lo preparo gustandomelo. Lo immagino e lo interpreto da solo il giorno precedente con i miei fedelissimi amici: i miei due manichini senza i quali tutto sarebbe più difficile: Ma andiamo per gradi, calma.

I MIEI MANICHINI
Era l’inverno del 1985. Tutti si ricordano la grande nevicata. Con il mio furgone stavo aiutando Prospero Rasulo e Stefano Bianchi a traslocare dal loro capannone vicino alla bellissima Certosa di Garegnano poco distante dal cimitero Maggiore in Milano. Prospero e Stefano dovevano lasciare il bellissimo capannone pieno delle loro magie scenografiche, insieme caricavamo il furgone di tutte quelle magiche cianfrusaglie e facevamo un sacco di viaggi per sistemare quei tesori di qua e di la nella città. Nevicava ma nessuno avrebbe immaginato quella quantità di neve mai vista che in breve tempo avrebbe ricoperto la città allibita. Se non ve la ricordata, o siete troppo giovani, leggete su Wikipedia: La nevicata del 1985 (nota, nell’Italia settentrionale, come nevicata del secolo[1]) fu una precipitazione nevosa molto intensa che si abbatté su gran parte dell’Italia centro–settentrionale e in parte di quella meridionale, tra il 13 e il 16 gennaio 1985).

Nonostante la neve il mio furgone non si fermava mai e superava ogni ostacolo. Diventammo ben presto famosi per la città perchè tra i pochi che osavano viaggiare in quelle condizioni. Sul nostro tragitto aiutavamo anche le persone a portare la spesa o andare a lavorare. Bene, alla fine l’impresa fu conclusa felicemente e gli amici Prospero e Stefano mi regalarono quei due manichini del 1938 che ormai da 40 anni sono i miei modelli per studiare le luci e i contrasti

ogni ritratto che faccio in studio lo faccio con loro. L’anzianità di servizio e le mie maniere rudi li hanno ridotti male, ma sono sempre più belli con i loro segni, testimoni del tempo e delle cose.
La preparazione del ritratto
Sono solo in studio, solo con i miei amici manichini, a questo punto è opportuno concentrarsi sul ritratto del giorno dopo. Magari non sappiamo nemmeno chi arriverà, non ne immaginiamo le sembianze e il portamento. Sì, d’accordo magari abbiamo studiato il “chi è” sempre che i social riportino qualche cosa, sappiamo del suo lavoro della sua arte, della sua età , forse dei suoi gusti. Mettiamoci al lavoro, quindi, scegliendo scene e fondali luci e tecniche di ripresa, pronti semmai a cambiare radicalmente se quello che abbiamo studiato oggi non fosse centrato alla prova dei fatti. La flessibilità è tutto nel lavoro di un ritrattista. Stai raccontando un altra vita, insomma, non sei allo specchio semmai sei lo specchio. Ma sei anche l’interpretazione, la tua versione del soggetto. Lo forzerai, lo leggerai in pochi secondi e farai la tua scommessa; oppure ti sottometterai ad un carattere più forte del tuo, fedele alla registrazione, il più possibile neutrale di tanta personalità. Prendi il tuo tempo e liberati dalle convenzioni. Studia con gli occhi e non impugnare nessun apparecchio fotografico per aiutarti a ricordare chi sei e dove sei. Affronta i preziosi momenti di silenzio. Valorizza l’imbarazzo perchè è li che troverai la vocazione. Adoro “il giorno prima”. E’ come il calciatore che sta per entrare in campo, sei preparato pronto a scattare a dare il massimo.

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