40 anni SMEMO

La Smemoranda compie 40 anni.

Nata nel ’79 dall’intuizione geniale di Gino, Michele e Nico Colonna, grazie alla creatività di Marco Donati e Francesca Carmi, Smemoranda è stata il primo social italiano.

Le mie fotografie hanno parlato di quegli anni e oggi ci aiutano a raccontare e a capire un fenomeno di grande importanza: basti pensare che 25 milioni di italiani hanno vissuto questa bella storia.

Il segreto di tanto successo è stato il crescere all’interno dei movimenti, rappresentandone le aspirazioni, la ribellione, il desiderio di identificazione, i valori, le debolezze, le contraddizioni, senza mai coprire, etichettare, dare per scontato.

La Smemo era viva e sempre piena di contenuti, di stimoli all’innovazione, di argomenti di dibattito, ma al tempo stesso lasciava tantissimo spazio alll’ambito personale, alla sfera dei sentimenti intimi.

Era la tua agenda: non poteva essere chiusa, confezionata e statica, ma riusciva ad essere il cassetto delle emozioni, il luogo delle riflessioni, dei valori e della cultura che in modo dialettico si arricchiva momento per momento. Era l’onda, il movimento.

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Ricordo che, a un certo punto, forse per il ventennale, Nico Colonna e la redazione inventarono un concorso: mandateci la vostra Smemo e fateci vedere come l’avete ridotta.mix agende ws

In studio arrivarono delle vere e proprie opere d’arte. La vita vera era in quelle pagine. La quotidianità era appiccicata, direi anche abbarbicata, all’agenda. C’era il biglietto del concerto, la polaroid della tipa, la carta delle cicche, la poesia, un ritaglio delle mutandine. C’era il talento delle persone, la creatività del movimento.

agende smemo 7 x

Ricordo anche le campagne publicitarie che creavamo per le agende Smemo. Inventavamo di tutto: dalle città surreali un po’ alla Metropolis all’agenda scagliata contro le istituzioni, dai piumaggi precolombiani all’arte che scorre libera sotto gli occhi buoni di John Lennon.

lennon ws

smemo city ws

Tecnicamente era molto stimolante: usavo lastre diapositive di grande formato e molto spesso il mio adorato 13×18. Immaginate che qui il computer non c’era e ci voleva pazienza a creare tutto con carta, cartoncini e cartapesta e, naturalmente, il mezzo fotografico.

E poi arrivarono i comici e l’intuizione di Zelig, con il teatrino di viale Monza, un momento di creazione artistica e aggregazione insieme.

Nel ’93 usciva il primo numero di una fanzine, secondo me, rivoluzionaria: Direfarebaciare.

dire fare baciare alex

Due sono le cose che qui voglio ricordare di quella esperienza: la satira politica che si riappropriava della tecnica e della potenza del fotomontaggio, che era stato l’anima della sinistra, dalla repubblica di Weimar alle battaglie antinaziste. Qui veniva usata in modo umoristico, sia per ridicolizzare la drammatica ascesa della destra berlusconiana e del razzismo padano in formazione, ma anche per dare spazio alla fantasia del racconto surreale.

bossi e berluscaTrovo interessante anche il fatto che questa tendenza si avvalesse della prima computer grafica, oggi alla portata di tutti, ma allora circondati di magia, che occupavano stanze refrigerate dove un mago, che in quel caso rispondeva al nome di Marco Donati, operava miracoli di fotoritocco. Lo stesso Marco mi guidava in ripresa per creare le basi fotografiche affinchè il fotomontaggio fosse credibile. Non dimenticherò mai le controfigure che usavamo sul set cui poi apporre le fisionomie dei potenti di turno.marco e giampi dire fareb092 ws

La seconda innovazione, che poi fece scuola in esperienze successive anche in televisione, fu la doppia intervista. Chiambretti e Capanna, Pino Daniele e Silvio Orlando, Piero Pelù e Jovanotti, ecc.pinodanielearticolodfb1

Una volta chiesi a Nico di mandarmi a Genova per raccontare per Dire Fare & Baciare il socialforum che si annunciava enormemente participato e molto carico di tensione. Era il luglio del 2001. Si discusse su questa proposta ma si decise che un reportage così non era esattamente inseribile nello stile del magazine. Inoltre in quei giorni si stava girando il nuovo spot Smemo, mi sembra che i testimonial fossero Angelo e Marco, in arte I Pali e Dispari, e io dovevo fare le foto di scena. Stavamo ultimando le riprese di quello spot e tutto era molto allegro e molto divertente, quando arrivò la notizia degli scontri e della morte di Carlo Giuliani. La tristezza e la rabbia avvolsero tutto e smettemmo di registrare. Tornando a casa, con Radio Popolare accesa in auto, pensai allora che c’erano due mondi separati e distanti: quello della comicità e della giustizia sociale contrapposto a quello del potere e dell’ingiustizia.

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