Vado spesso a Berlino. Due dei miei tre figli vivono lì da tempo. Martino da più di 10 anni è architetto in quella città e ci vive con la sua bella famiglia; Francesco ci studia da tre anni. Normale che quando vado a Berlino passi molto tempo in famiglia. Sempre però mi ritaglio una giornata per andare ai musei e alle mostre di fotografia. Immancabile la mia vista al C.O. Berlin, dove sapevo che ci sarebbe stata la mostra di Ren Hang.
Non conoscevo il suo lavoro sapevo solo che era morto suicida e ricordavo che il mio caro amico Luca Bianchi lo seguiva e appezzava il suo lavoro, quando ancora Ren era vivo.
Appena entrato mi colpisce la quantità di giovani che affollano il museo. Le grandi foto esposte affascinano per la loro contraddittoria semplicità. Sono foto di nudi volutamente e provocatoriamente esposti. Erezioni, mucchi di corpi avvinghiati con geometrie elementari e una ironia quasi scanzonata. Come spesso mi succede mi immedesimo nel fotografo di cui sto visitando la mostra. E’ un mio gioco, lo faccio sempre. Mi immergo nel tempo e nell’atmosfera dell’autore: ci provo con Ren. Il mondo esterno è la Cina di questi anni, casermoni di cemento, immensi quartieri dormitorio. La pratica quotidiana risolta dal sistema, concretezza di un regime scientifico. Ma questi giovani vivono estraneità ancor più che antagonismo. Giovani corpi ci mostrano la loro essenza contrapposta al moralismo reiterato dall’ideologia.
Tutti gli amici complici di questo gioco di ribellione giocosa. Non è edonismo come potrebbe essere quello stesso gioco fatto qui da noi, è piuttosto un infrazione, un bicchiere che cade nella cristaliera del perbenismo. E provoca coesione irriverente, rivoluzionaria. Io ci vedo dell’innocenza nella provocazione. Mi interrogo sulla composizione di Ren, cerco di scoprire i messaggi reiterati o, meglio, una linea riconoscibile, una logica di comunicazione. Non la trovo con i miei canoni, ma mi risulta evidente un comune denominatore: le sue immagini sono smitizzanti, l’ironia le rende accessibili.
Non c’è una lettura lirica, un manifesto logico. C’è solo spontaneità disarmante. Tutti siamo veri se spogliati delle divise. Tutto è semplice: i corpi, l’ironia, l’umorismo dissacrante. Ho trovato una poesia di Ren Hang che perfettamente combacia con le sue immagini:
Il colore del tuo capezzolo
più lo lecco e più diventa intenso
come una ciliegia,
ora sembra un acino d’uva
Ieri sono passato dal fruttivendolo
Ciliegie: 8,25 al chilo
uva: 1.
Visitando la mostra mi sembra di avere capito l’autore nonostante le esperienze così diverse che ci dividono inevitabilmente. La sua morte, il suo suicidio sono una resa e nello stesso tempo un gesto di estrema libertà, come a significare che in questa azione, in questa decisione, il potere non potrà intervenire e sarà inevitabilmente sconfitto. Lo ha detto a noi tutti.
La vita è proprio
Un dono prezioso
benché spesso mi chieda
se non sia stato dato all’uomo sbagliato.
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