Ricordo era il 2001.
Per quasi tutti il 2001 è la data dell’incubo iniziato con la tragedia delle torri gemelle. Da poco tempo, con la mia famiglia, eravamo andati a vivere dove siamo ora nella regione dei laghi. Ancora lavoravo in analogico ed ero sempre più impegnato con l’editoria. In Italia fotografavo in modo continuativo per il gruppo De Agostini Rizzoli. Dove, Gulliver e Carnet, specialmente. Inoltre ero uno dei pochi reporter italiani della mia amata agenzia Getty, con Kerry McCarty come direttrice editoriale. Non di meno continuavo a collaborare con le agenzie di Milano, specialmente con Franca Speranza e con lo studio Tiki. Lo studio Tiki era una fucina di idee e di innovazione. Non si seguivano soltanto clienti commerciali, ma una gran fetta di lavori che oggi definiremmo “social”: fra gli altri Smemoranda e Radio Popolare. Gino Strada e Teresa Sarti erano spesso presenti alle riunioni all’interno della agenzia per pianificare l’immagine e la comunicazione di Emergency che, in quei giorni così tesi, lanciava questo appello:
Siamo pericolosamente vicini alla guerra. Questo vuol dire che degli italiani potrebbero anche uccidere dei civili, la maggior parte dei quali donne e bambini e, a loro volta, essere uccisi. Siamo sicuri che molti di noi non vogliono che ciò accada. Noi vogliamo poter dire che siamo contrari, e vogliamo che chiunque ci veda sappia che siamo contrari alla guerra. Per farlo useremo un pezzo di stoffa bianco: appeso alla borsetta o alla ventiquattrore, attaccato alla porta di casa o al balcone, legato al guinzaglio del cane, all’antenna della macchina, al passeggino del bambino, alla cartella di scuola… Uno straccio di pace. E se saremo in tanti ad averlo, non potranno dire che l’Italia intera ha scelto la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. Sappiamo che molti sono favorevoli a questa entrata in guerra. Vogliamo che anche quelli che sono contrari abbiano voce. Emergency chiede l’adesione di singoli cittadini, ma anche comuni, parrocchie, associazioni, scuole e di quanti condividono questa posizione. Diffondere questo messaggio è un modo per iniziare.
Francesca Carmi, storica art director dello studio Tiki, aveva il compito di ideare l’immagine che avrebbe lanciato questa campagna. Io fui incaricato di realizzare la foto di lancio dello “straccetto“. Era una delle prime foto di still life che realizzavo nel nuovo studio di Invorio. Può sembrare facile rendere quel concetto e realizzare una immagine simbolo, ma facile non è. Ci volle molta cura nella scelta del tessuto: non troppo nuovo non troppo sdrucido, ma se possibile denso di una sua storia, di una sua materia. Per fortuna di tutto questo si occupò Francesca e a me rimase il compito di illuminarlo con una luce adeguata alla comunicazione. Scegliemmo una luce di taglio con riflessi di schiarita nella parte più densa dello straccetto. Il soggetto venne legato al mio porta asciugamani rotondo che per l’occasione venne tolto dal bagno. Non avrei mai pensato, in quel momento, che questa immagine diventasse un simbolo universale dell’opposizione alla guerra. Venne infatti riprodotta su migliaia di quaderni, cartelle da scuola, taccuini, agende magliette e felpe. Oggi che Teresa e Gino ci hanno lasciato voglio ricordare quel momento e salutare loro che tanto hanno fatto per la causa della pace e della solidarietà. A Cecilia rimane il compito di continuare questa missione perchè, stiamone certi, di uno straccio di pace ci sarà sempre bisogno.
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